Omotossicologia
L'omotossicologia è una bioterapia che, sulla base dei postulati fondamentali dell'omeopatia classica, ne
costituisce l'evoluzione biochimica, correlandola ai più avanzati concetti
della moderna immunologia clinica. Essa ha fornito alla metodica sperimentale
hahnemanniana dignità di scienza, precisando in termini fisiopatologici,
biochimici, biofisici e immunologici le modalità di azione dei farmaci
omeopatici (detti anche antiomotossici).
La scienza omotossicologica nasce e si struttura
come bioterapia nei primi anni Cinquanta del secolo scorso in Germania, dalle intuizioni dello scienziato tedesco Hans
Heinrich Reckeweg; egli si trovò a lavorare in un contesto storico estremamente
difficile. L'omeopatia, che nel secolo precedente era in piena fioritura,
sembrava essere tornata nel limbo delle pratiche erboristiche dopo la scoperta,
negli Anni Trenta, dell'antibioticoterapia. Avvicinando l'omeopatia alle ultime
tendenze della ricerca in ambito biochimico e chimico-molecolare, la dottrina
dei simili poteva tornare a godere di un certo credito in ambito medico, con il
palese intento di costruire un ponte comunicativo tra medicina biologica e
allopatia.
In omotossicologia, l'organismo viene considerato
un sistema di flusso che tende a conservarsi in uno stato di equilibrio omeostatico. Le omotossine, sostanze nocive di tipo
endogeno o esogeno, introducendosi nell'organismo provocano la malattia, che
viene positivamente considerata come l'espressione di una modalità reattiva
della nostra capacità immunitaria. Le malattie sono pertanto l'espressione
della lotta dell'organismo contro le omotossine al fine di renderle innocue ed
espellerle. Il corpo si difende dalle tossine ed è proprio questa lotta ciò che
noi chiamiamo malattia, la quale si configura come un meccanismo immunitario di
risposta difensiva che non deve mai essere represso, bensì modulato in senso
escretorio. Reckeweg ha molto insistito sull'importanza del processo di
infiammazione, come tentativo di lotta del sistema immunitario da non inibire
in maniera artificiale.
Il tessuto nel quale avvengono le battaglie
condotte dal nostro organismo per il ripristino
dell'integrità fisica e funzionale è, per l'omotossicologia, il tessuto
connettivale o mesenchima. E' a questo livello che il nostro organismo
reagisce, o prova a reagire, all'agente patogeno, attraverso un complesso
meccanismo di reazioni biochimiche da parte di più strutture organiche, che
Reckeweg aveva definito il sistema della grande difesa, con il compito di
regolare le modalità e l'intensità della risposta reattiva dell'organismo a
insulti o a sollecitazioni perturbative della propria integrità.
Non ci si ammala per caso di una determinata
patologia. Se la causa scatenante sono le omotossine, non va dimenticato come la causa che sostiene l'attecchimento della malattia stessa sia costituita dal terreno del soggetto. Esiste in altre
parole un punto debole
costituzionale, un sito di maggiore fragilità, detto luogo di minore
resistenza, dove il terreno a livello molecolare e cellulare è maggiormente
aggredibile da parte delle omotossine. Sono molti i fattori che determinano la
localizzazione di questa sorta di "tallone d'Achille"; essi variano
dall'ereditarietà alla genetica, alle malattie in cui il paziente si è già
imbattuto, alle vaccinazioni, agli effetti di una massiccia terapia di sintesi,
subìta anche nel lontano passato. Per questo, anche in omotossicologia, è
importantissima l'individualizzazione del paziente: l'anamnesi patologica o
patobiografica del soggetto da trattare ci fornirà importantissimi spunti
sull'organo o sul sistema dove potrebbero presumibilmente verificarsi i primi
danni strutturali e dove quindi dovremo dirigere i nostri sforzi terapeutici.
La tecnica di preparazione dei farmaci
omotossicologici è la stessa di quelli omeopatici. La
grande differenza è legata all'uso delle diluizioni decimali (DH), al posto di
quelle centesimali, tipiche dei rimedi omeopatici.
Perché curarsi con l'omotossicologia:
- In omotossicologia il medico
"cura" nel senso che assiste il sistema immunitario del paziente
aiutandolo a modularsi nelle sue reazioni, con lo scopo finale di regolare
la capacità di risposta del sistema di difesa e stimolare
l'autoguarigione. - Si tratta di una medicina di stimolo e
non di soppressione del sintomo che, pur fastidioso, è recepito come un
positivo "campanello d'allarme" fornitoci dal nostro organismo. - Assenza di danni iatrogeni (cioè effetti
indesiderati da sovraccarico di assunzione di farmaci) perché la posologia
è tarata sulla legge dell'effetto inverso di Arndt-Schultz, secondo cui
piccole dosi sono stimolanti, dosi medie sono indifferenti, dosi grandi
bloccano, paralizzano o uccidono. - L'individualizzazione clinica del malato
consente l'individualizzazione della terapia, la cui efficacia è
monitorabile nel tempo grazie ad idonee tecniche forniteci dalla più
avanzata strumentazione della medicina bioelettronica.